Empatia e contesti ostili

Anche quest’anno il Centro Faros è andato in trasferta!

Nel mese di marzo si sono svolte come di consueto le due lezioni psi del seminario “Empatia e contesti ostili o di svantaggio sociale”, all’interno del corso di Clinica Legale, della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Brescia , condotte insieme alla Dr.ssa Gaia Trombini.

Gaia ed io siamo amiche da molti anni, conosciute tra i libri all’Università, la nostra amicizia è cresciuta nel tempo come la professionalità e la peculiarità della passione per la psicologia Giuridica.

E ogni anno insieme incontriamo gruppi di futuri giovani avvocati che si apprestano ad approcciare un tema delicato: “L’Empatia nei contesti ostili”.

Ma che cos’è l’Empatia? Siamo sicuri di saperlo davvero?

Il video che vi propongo ci fornisce alcuni spunti carini, attraverso una narrazione dolce e simpatica, che tra le tinte pastello cela importanti significati

Quante volte di fronte alla sofferenza dell’Altro, tendiamo a sminuire, nell’ottica di infiocchettare un malessere e renderlo meno “pesante”, o quante volte davanti a un amico che piange ci è capitato che ci si bagnassero gli occhi perché l’emozione altrui è entrata così potente dentro di noi che ci ha scombussolato un bel po’?

L’importanza dei confini è cruciale: ricorrere a semplificazioni o tentare di infiocchettare un’emozione significa in realtà sminuirla e non accoglierla. Allo stesso tempo, se mi lascio invadere dall’emozione altrui rischio di percepire una sovra stimolazione e sentire qualcosa che non mi appartiene del tutto, con il rischio di sperimentare un eccessivo malessere a mia volta.

Ridurre il concetto di Empatia ad una sola definizione rischia di essere presuntuoso, ma quello che credo sia importante ricordare è che significa mettersi nei panni degli altri, condividendo lo stato emotivo in modo vicario, cioè provare un’emozione simile o uguale a quella dell’Altro, con la consapevolezza che la causa del proprio vissuto è l’emozione altrui.

In questo modo sarà possibile avvicinarsi autenticamente alla persona con cui ci troviamo in relazione, ponendosi in una posizione di Ascolto attivo, senza che la sofferenza dell’altro ci invada causando una reazione di “over arousal” (mayday mayday…troppa attivazione!!!), che rischia di generare comportamenti difensivi di attacco e fuga.

Nel lavoro con gli studenti del Corso di Clinica legale tante sono state le esercitazioni che hanno messo alla prova la disponibilità ad incontrare l’Altro, come invece le peculiari resistenze o ancora il bisogno di ri-contrattare una “distanza” personale, o sociale in base al proprio percepito o al proprio bisogno.

E tu? Riesci a percepire i tuoi confini? Quanto è possibile mettersi in una posizione di Ascolto Attivo dell’Altro, pur salvaguardando la propria dimensione personale? Trovi impossibile ridefinire una distanza/vicinanza che ti permetta di sentirti a tuo agio nella relazione con l’Altro? O invece senti di padroneggiare questa competenza?

Il lavoro psicologico può aiutare a dipanare alcuni di questi interrogativi e favorire una maggiore consapevolezza di sé, in un’ottica di miglioramento del benessere personale.

Un grazie, per queste riflessioni e per gli spunti che ogni volta traggo da queste giornate di lavoro va agli studenti e alla mia amica e collega Gaia Trombini, con la quale con passione ed entusiasmo imparo sempre qualcosa di nuovo.

Se hai riflessioni o considerazioni in merito agli spunti di questo articolo non esitare a scriverci!

 

Laura