Ho avuto la fortuna di assistere a “From Love With Laugh. Dall’amore, ridendo.”, penultima serata dell’edizione 2024 di Seven Springs -il suono della Scuola Holden-.
Protagonisti dell’evento sono stati Hyung-Ki Joo, al pianoforte, Serena Gamberoni, soprano, Lorenzo e Ilaria Guslandi, free-style rollerblades. Con la partecipazione speciale di Alessandro Baricco.
Non sapevo cosa aspettarmi da questa serata: mi immaginavo sicuramente qualità e arte ma non immaginavo la declinazione che sarebbe stata data a entrambe.
Ebbene, la delicatezza e la semplicità con cui musica, letteratura (abbiamo assistito alla prima di “Novecento’s song”) e corpo (Ilaria e Lorenzo sono atleti incredibili) hanno dialogato fra loro è stata sorprendente.
Nonostante la bellezza rappresentata, questa serata non è stata la celebrazione della perfezione, né la spinta verso essa, ma una condivisione di aspirazioni e accettazione .
Hyung-Ki Joo, tra un’esecuzione inebriante e l’altra, sottolinea come anelare al consenso unanime sia non solo impossibile ma anche pericoloso.
Lo stesso Hyung-Ki Joo racconta di personali difficoltà incontrate dinanzi a giudizi negativi a lui rivolti. È proprio in quei momenti di sconforto che riporta alla coscienza un pensiero semplicissimo: “Non a tutti piace la cioccolata”.
Non si può piacere a chiunque, nonostante la frustrazione che questo pensiero possa portare: ci piace qualcosa o qualcuno per come siamo fatti noi, non c’è qualcosa di oggettivamente amabile e apprezzabile.
Anziché evitare o anticipare le critiche, dovremmo poter abbracciare i nostri errori e rispettare chi non ammira il nostro lavoro.
A tal proposito, Baricco ha letto alcune delle critiche feroci rivolte al compositore Chopin da alcuni suoi contemporanei.
Se Chopin avesse tentato di compiacere tutti o se si fosse arreso dinanzi alla disapprovazione, il mondo non avrebbe avuto “il poeta del pianoforte”.
Qui di seguito solo alcune dei giudizi sfavorevoli sul compositore.
“Uno di questi giorni diventerà membro del parlamento, o forse addirittura re dell’Abissinia o del Congo: ma per quanto riguarda i temi dalle sue composizioni, beh, resteranno seppelliti nei giornali.”
I 12 Studi per pianoforte op. 10 sono “ottimi esercizi per chi ha le dita storte e vuole raddrizzarle, consigliando coloro che hanno dita ben diritte di non suonarli se non hanno sottomano un chirurgo”.
“Tutte le opere di Chopin presentano una superficie mobile di straziante cacofonia.”
“Le opere di questo autore ci danno invariabilmente l’idea di uno scolaretto entusiasta, le cui parti non sono assolutamente all’altezza del suo entusiasmo.”
“Il tempo dimostrerà se l’alta reputazione di cui godeva come compositore fosse totalmente o parzialmente meritata, o se la sua genialità e la sua influenza sono stati notevolmente sopravvalutati dalla sua cerchia di ammiratori”.
Se non siamo (o torniamo a essere) in grado di tollerare pareri avversi ai nostri o giudizi sul nostro operato, rischiamo di sovrapporre ciò che “facciamo” a ciò che “siamo”, smarrendo la nostra identità per la smania di consenso.
In un mondo in cui “performare” sembra la sola cosa importante, eventi come questo sono una boccata di aria fresca.
Come primavera.