“A me piace la routine. Fare le stesse cose tutti i giorni non vuol dire spegnere il cervello e accendere il pilota automatico, ma trovare ogni volta delle variazioni nella ripetizione.”
È così che Wim Wenders si racconta a proposito del suo film “Perfect days”.
Secondo voi il protagonista Hirayama si annoia? Cerca o teme la noia?
La noia.
Le neuroscienze la definiscono come «caratterizzata da uno stato d’agitazione in cui l’individuo è motivato ad agire nell’ambiente, ma tutti i tentativi di farlo non risultano soddisfacenti, la noia rappresenta uno stato di disattenzione associato a un basso autocontrollo e a un sentimento negativo».
Anche la letteratura ha da dire la sua: ad esempio Lev Tolstoj in “Anna Karenina”, ne parla come fosse una specie di malinconia, un «desiderio di desideri» o ancora Moravia, più didascalico con “La Noia” (“Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà.”).
Tendenzialmente sembra esserci molta poca tolleranza nei confronti di questa emozione, come se “scottasse” e bisognasse subito ritrarsi per non bruciarsi.
Povera noia.
Quale rischio si corre nel sostare nella noia?
Forse è l’emozione più vittima della FOMO (Fear Of Missing Out), la paura cioè di perderci qualcosa di interessante, di importante. E soprattutto di essere gli unici a perderselo.
Spesso si tende ad associare la noia alla pigrizia, alla mancanza di volontà.
La verità è che è una sensazione impossibile da placare se non agiamo o viviamo un cambiamento che ci porta, fisicamente o emotivamente, altrove.
Tuttavia, se la noia avesse un avvocato difensore, ci direbbe che la noia può fungere da motore e da motivatore. Nell’arringa finale spiegherebbe come questa emozione sia necessaria e utile per individuare una situazione che non ci soddisfa, ci convincerebbe che sta alla base dell’immaginazione e dunque della creatività.
Ci direbbe, l’avvocato, che “noia” nella lingua inglese si dice “boredom”, dal verbo francese “bourrer” (riempire, saziare) e sosterrebbe che per “assaporare” un buon piatto si deve prima desiderarlo, sentirne la “mancanza”.
E brava noia.
E voi di cosa vi “sfamate”?
https://link.springer.com/journal/221/volumes-and-issues/236-9
https://www.lescienze.it/mind/