A cura della dott.ssa Marianna Esposito e del dott. Simone Kalman
UNA PARENTESI DI VITA
Ripartire: nuovi bagagli
“For the first three months, I place each student at a table with a thousand pieces of white paper and a trash can underneath. Every day they have to sit at the table for several hours and write ideas. They put the ideas they like on the right side of the table; the ones they don’t like, they put in the trash. But we don’t throw out the trash. After three months, I only take the ideas from the trash can. I don’t even look at the ideas they liked. Because the trash can is a treasure trove of things they’re afraid to do.”
Marina Abramović, Walk Through Walls: Becoming Marina Abramovic
TRAD.: “Per i primi tre mesi, faccio sedere ogni studente a una scrivania con sopra migliaia di fogli bianchi e un cestino a portata di mano. Tutti i giorni devono sedersi al tavolo per diverse ore a scrivere le loro idee. Alla destra della scrivania lasciano le idee che gli sono piaciute di più; quelle che non li convincono, le buttano nella spazzatura. Ma poi non svuotiamo la spazzatura. Passati i tre mesi, prendo in considerazione soltanto le idee che erano state buttate via. Non guardo le idee che a loro erano piaciute: perché il cestino della spazzatura è un tesoro pieno di quelle idee che hanno paura di realizzare.”
Quante esperienze, ricordi, dolori, rapporti, fatiche, butteremmo in un ipotetico cestino?
I mesi alle spalle vedono bidoni di “indifferenziata” colmi di “rifiuti”: chissà se Marina Abramovic ha ragione e se ripescando non si trovino semi di vita e di resilienza, di quelli “riciclabili”.
Non tutto è andato bene, ma possiamo decidere come ripartire.